In periodo medioevale il paese ("villa"-bidda) appartiene alla curadoria di Campidano Maggiore o di Càbras nel Regno giudicale di Arborèa. Nel 1324 nacque il Regno di Sardegna, aggregato alla Corona d′Aragona, primo alleato e poi nemico del Regno di Arborèa.
I rappresentanti di Baràtili San Pietro parteciparono alla corona de curadorìa per l′effimera pace del 1388 fra i due Stati.
Decurtato per guerra il Regno di Arborèa nel 1410, Baràtili divenne un villaggio del Regno di Sardegna. A questa data i paesi della ex curadorìa di Campidano Maggiore, insieme a quelli delle ex curadorìas di Campidano di Simàxis e di Campidano di Milis, furono inclusi nel marchesato di Oristano e concessi a Leonardo Cubello. All′estinzione dei Cubello, nel 1470, il marchesato passò a Leonardo de Alagòn, al quale fu confiscato il 15 ottobre del 1477 in seguito alla sua ribellione nei confronti del viceré che non considerava legittimo il passaggio del marchesato all′Alagòn. Dopo la battaglia di Macomèr, l′Alagòn sconfitto si diede alla fuga; ma fu consegnato agli Aragonesi e imprigionato a Jàtiva, luogo in cui rimase fino alla morte.
In seguito alla richiesta dei cittadini di Oristano di mantenere unito il feudo, nel 1479 lo stesso re Ferdinando il Cattolico assunse il titolo di marchese di Oristano, e incorporò il feudo definitivamente nel Patrimonio Reale. (...)
È probabile che il paese, in età moderna, sia stato più volte attaccato dai pirati barbareschi che frequentemente penetravano nei Campidani per compiere razzie.
Nel 1627 un′invasione di cavallette provocò ingenti danni all′agricoltura e nel 1652 il paese fu colpito dalla peste. A causa di queste calamità, il villaggio rischiò di spopolarsi.
Nel 1767 entrò a far parte del marchesato d′Arcais, formatosi con i territori già facenti parte del marchesato di Oristano, le cui rendite furono assegnate al nuovo feudatario, Damiano Nurra, unitamente al titolo di marchese d′Arcais. Le nuove condizioni furono particolarmente gravose per i paesi dei tre Campidani (Cabras, Milis, Simaxis), al punto che i vassalli si rifiutarono di pagare i tributi feudali. Alla morte del marchese di Nurra, il feudo passò al nipote Francesco Flores dal quale fu riscattato nel maggio del 1838.
Con regio decreto n. 1998 del 23 ottobre 1864, Baràtili cambiò denominazione in Baràtili San Pietro.
Con regio decreto n. 1701 del 10 agosto 1927 il Comune fu soppresso e aggregato a quello di Riòla (oggi Riòla Sardo); divenne nuovamente autonomo con decreto legge luogotenenziale n. 869 del 22 dicembre 1945.
Nel 1974 al paese venne aggregata una zona staccata dal Comune di Riòla Sardo.
Con la costituzione della Provincia di Oristano nel 1974 (...) il paese è entrato a far parte della nuova aggregazione.
La sua parrocchia appartiene all′Arcidiocesi di Oristano.
Tratto da Francesco Cesare Casula, Dizionario storico sardo, Sassari, Delfino, 2001, pp. 151-152
Di particolare interesse per il territorio è la coltivazione della Vernaccia.
Il termine Vernaccia, dal latino vernacula, identifica un vitigno sicuramente autoctono ed originario del luogo.
Il suo ristretto areale di diffusione permette di ipotizzare che il vitigno sia stato coltivato fin dall’antichità nell’attuale zona di produzione.
Si sa per certo che veniva coltivato nell'Undicesimo secolo. Della Vernaccia se ne parla anche nel periodo del Giudicato di Arborea ed è citata dallo stesso Dante nella Divina Commedia.
Dante racconta che papa Martino IV andò nel Purgatorio per i suoi peccati di gola, questi erano le anguille di Bolsena e la vernaccia di Oristano.
Esistono anche alcune leggende sulla nascita di questo vitigno. In quella di Santa Giustina di Othoca (oggi Oristano) si racconta che la Santa avesse pianto su alcuni tralci d'uva e che gli acini assunsero il colore dei suoi occhi.
Può essere considerato uno dei grandi vini, a livello mondiale, per le caratteristiche organolettiche, senza confronti nel panorama vinicolo italiano.
Il lungo affinamento in botti di castagno scolme, permette alla Vernaccia di raggiungere vette eccelse in qualità e bontà.
La sua coltivazione è intensa nella bassa valle del Tirso, nella provincia di Oristano.
La qualità ed il gusto variano da una zona all'altra grazie alle diverse caratteristiche del terreno.